Corallo e Corallari. Decreto n.864 del 01.06.2012

E’ possibile tutelate le praterie coralligene, e contemporaneamente salvaguardare la vita dei corallari Il Comitato Tecnico Consultivo per la Pesca della Regione Sardegna (CTCRP),  alla ricerca delle possibili soluzioni. 

Due vite da tutelare, quella del corallo e quella dei corallari,  obiettivi non facili  da raggiungere. Tanto che il CITES,  nella riunione del 2010 tenutasi a DOHA in Katar,  ha demandato la valutazione dello stato della risorsa corallo (Corallium rubrun L., 1758)  e la regolamentazione sulla pesca,  alle Istituzioni locali di competenza territoriale.  Motivando la sua decisione  con la totale mancanza di evidenze scientifiche e criteri biologici. Sebbene,  per quanto attiene la tutela del corallo rosso  dei mari sardi, la regione gia’ nel 1979, si  fosse  dotata di una legge ad hoc,  la legge n° 59,  anche definita  “adattiva”.

Antiche tecniche di pesca del corallo –  Video di repertorio. Fonte: you tube.
Una  normativa, a detta  di scienziati e operatori del settore, all’avanguardia in ambito mediterraneo e, che  negli ultimi 40 anni ha prodotto effetti benefici sia sull’habitat marino che sulle le praterie coralligene.  Con il concetto “adattiva“, si intende che ogni anno  la Regione  Sardegna,  emana un  decreto di  adeguamento delle modalita’ di pesca del corallo.  Stabilendo, di volta in volta, le giornate,  la durata del  periodo di pesca, la quantita’ prelevabile giornalmente da ogni singolo corallaro, le zone nelle quali la pesca può essere esercitata e infine,  le modalita’ e i requisiti per il rilascio dell’autorizzazione.

Il Decreto, può inoltre stabilire il numero massimo di autorizzazioni da rilasciare annualmente e persino imporre il divieto temporaneo di pesca in determinate aree, qualora le esigenze di tutela dei banchi coralligeni lo richiedano, anche per periodi di oltre 3 anni. Ma se delle praterie di media profondita’ ( 30-40 metri) si ha una buona conoscenza, un piano di prelievo adattivo, non puo’ prescindere  dalla conoscenza dei fondali e della consistenza reale dei banchi di profondita’.  Ovvero,  quelli che fino a qualche anno fa’ conoscevano soltanto i corallari professionisti in grado di raggiungere, con le bombole, profondita’  fino a 140 metri.  Esigenza fortemente sentita dalla Regione Sardegna, la quale ha  affidato al Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia Marina dell’Universita’ di Cagliaridue progetti di ricerca, volti a garantire il monitoraggio costante dei fondali e della risorsa corallo . Il primo dal titolo:” “Struttura spaziale delle popolazioni e genetica dei banchi di Corallium rubrum del Mediterraneo centro occidentale,  il secondo: “Misure gestionali volte al ripopolamento degli stock di corallo rosso (Corallium rubrun L.1758)”, ancora in corso e dei quali seguiremo gli sviluppi  con grande attenzione. Entrambi  gli studi, allo scopo di assicurare lo sfruttamento razionale dei banchi di corallo, nel mare territoriale sardo

I dettagli  in :  DECRETO n. 864  del 01.06.201,  DECRETO 1203/2012,  e DECRETO N. 1204 /DecA/ del 08.08.2012,  dell’ Assessorato all’Agricoltura della Regione Au2tonoma della Sardegna.

 

PRIMI RISULTATI DELLE RICERCHE    I primi risultati delle ricerche sono stati resi noti,  in occasione della conferenza del GFCM ( Commissione Generale Pesca del Mediterraneo), tenutasi ad Ajaccio, alla fine del 2011. Dati che hanno consentito di individuare  lungo le coste settentrionali, nord-occidentali, e sud occidentali dell’isola, popolazioni coralligene caratterizzate da struttura e morfologia diverse,  e persino da un diverso tasso di accrescimento. Mentre l’analisi dei dati sullo sforzo di prelievo esercitato negli anni 2008 – 2011. evidenzia un preoccupante aumento della quantita’ di corallo raccolto. Soltanto nel corso del 2011, infatti, ne sono stati pescati circa 2500 kg, ma è aumentato anche lo sforzo di pesca che ha registrato il suo massimo ad Alghero.  Preoccupante anche l’entita’ della pesca illegale, della quale non si  hanno numeri certi. E a questo proposito il Prof Angelo Cau (responsabile scientifico dei progetti di ricerca), conclude con questo ritmo dello sforzo di prelievo,  entro 5 anni la risorsa corallo sara’ in crisi, soppratutto nelle zone attualmente utilizzate per la raccolta” . E’ opinione condivisa anche, che nonostante le buone leggi, c’è chi  le aggira da sempre, mettendo a rischio l’habitat e la risorsa corallo,  confidando sulla grandezza del mare e sull’impossibilita’ di controllarlo  tutto.  Tutto questo fa sì, che le varie istanze dei corallari di  poter utilizzare per la perlustrazione e la pesca del corallo,  il ROV (Remotely Operated Underwater Veicles,  il cui utilizzo al momento è consentito soltanto nell’ambito dei progetti di ricerca), sembra non possano ottenere accoglimento.  In questa direzione  va anche la netta presa di posizione  del GFCM ( General Fisheries Commission for the Mediterranean) che con la nota n° 35 del 2011/2012, ne vieta l’uso, sia per la pesca che per l’individuazione dei banchi.  Infatti  sottolinea il Prof. Cau ( responsabile scientifico dei progetti di ricerca) ,  “l’utilizzo del ROV,  anche soltanto per la prospezione porta ad un aumento dello sforzo di pesca  superiore al 40%”.  Dal punto di vista della sorveglianza  appare insufficiente anche l’attuazione di porti di sbarco, che potranno, pero’,  avere un ruolo  primario,  per la tracciabilita’ della risorsa.

 

 SICUREZZA E TUTELA DELLA SALUTE DEI CORALLARI   Ma se ancora sussistono i presupposti per poter pescare corallo commercialmente valido  senza danneggiare l’habitat,  e mettere a forte rischio la vita dei corallari,  il ventaglio di soluzioni, non sembra essere molto ampio. Infatti  sentite le opinioni di alcuni di loro,  il rischio è legato soppratutto al numero di immersioni giornaliere, che non dovrebbero essere più di una.   Immersione la cui preparazione ha costi altissimi, e  che  fatta senza perlustrazione preventiva con il  ROV, non garantisce al corallaro alcun pescato. Questa e’ la ragione che spesso costringe  ad un numero superiore di immersioni quotidiane. Quindi,  a questo punto, per avere la certezza del rispetto delle regole, e  tutelare corallo e corallari, si potrebbe concedere l’utilizzo del  ROV, unicamente,  per la visione sottomarina,  e  solo  a condizione  di avere a bordo  tecnici  accreditati   (con funzioni di controllori ), per tutto il tempo dell’attivita’ in mare. Con un adeguamento del  numero delle giornate di pesca  e delle quote di corallo prelevabili  mensilmente.   In questo modo si tutelerebbero i banchi corallini  e la vita  dei corallari , i quali rassicurati  sulla certezza  del pescato, eviterebbero  inutili e costosissime immersioni alla ceca  e  troppe  sedute di decompressione  nelle camere iperbariche. E  Sebbene, la legge 59 del 1979 preveda tutta una serie di norme sulla sicurezza e,  il  CTCRP (Comitato Tecnico Consultivo Regionale per la Pesca della regione Sardegna) sta lavorando all’attuazione di un percorso altamente  formativo per i futuri nuovi corallari.  La  cosa  certa è ,  che  anche in questo caso, a nostro avviso, non si puo’ prescindere, dall’ avere al tavolo tecnico di discussione dei provvedimenti di legge, i diretti interessati a questa attivita’, ovvero i corallari. Magari  alcuni di quelli di lungo corso,  disposti   a mettere la loro  grande esperienza e conoscenza dei fondali a disposizione della ricerca scientifica. Contributo prezioso,  sia  per tutela dell’habitat, che  per la   tutela degli stessi corallari.  Infatti, a causa delle immersioni ripetute, a profondita’  di oltre 130 metri, si sottopongono a  rischi elevatissimi sia per la salute  che per la  vita stessa.

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